sabato 30 agosto 2008

Spigolature ( da " marchigiano " ) : " Tra Poesia e Storia "

Tra Poesia e Storia .

" Nacqui di famiglia nobile in una città ignobile "
.....il figlio del Conte....
" Orrida e detestabile dimora "
.....il gobbo......
" Dove assai meglio abitano i sepolti che i vivi "

Chi potrebbe mai pensare che queste sono le espressioni che si scambiavano un uomo sensibilissimo e Poeta sublime come Giacomo Leopardi e la gente del suo " borgo natio ", laboriosa e dai buoni sentimenti ?
A Recanati nacque il Poeta ( 29 giugno 1798 ) , in quella terra marchigiana dolce e rasserenante grazie ai morbidi profili collinari e alla quieta distesa dell'Adriatico che la lambisce. La stessa Recanati ,per la parte più antica, si sviluppa su di un lungo crinale di colli, mentre in tempi recenti è scesa ad occupare i suoi pendii ,affacciandosi sulla campagna che la circonda,in vista dei colli di Loreto, Castelfidardo ed Osimo, a pochi chilometri dal mare.
Per quanto male ne abbia detto,Leopardi apparterrà per sempre a Recanati : ce ne sono diverse testimonianze,anche epistolari , ma soprattutto tante sue opere famose, a cominciare dai " Primi Idilii" ,composti tra il 1819 e il 1821 . " L'infinito", " La sera del dì di festa ", " Alla luna " e poesie più tarde quali " A Silvia ", scritta nel 1825 a Pisa e quindi ,di nuovo a Recanati,tra i " Grandi Idilii" : " Il passero solitario ", " La quiete dopo la tempesta ", " Il sabato del villaggio " .
A sua volta Recanati ,che ha dato i natali anche a Beniamino Gigli, ancor oggi è intrisa dello spirito,delle emozioni, dei pensieri del suo Giacomo e chiunque può ripercorrere i luoghi,rivedere gli edifici e avvertire l'atmosfera che tanto hanno ispirato il Poeta. Dalla dimora del Conte Monaldo suo padre,sulla piazzetta de " Il sabato del villaggio ",alla torre de " Il passero solitario" , alle case di Silvia e Nerina, al Monte Tabor poco distante . Qui una targa marca la terrazza naturale presso la quale il Leopardi spesso si soffermava con i suoi pensieri, e dove diede vita e musicalità a " L'infinito ". E' con alcuni di questi versi che si vuole concludere questa breve " escursione ", composti dal Poeta in gioventù quando dalla sua terrazza avvertiva in primo piano una barriera, una torre, una siepe ma oltre, gli spazi infiniti dove " l'anima si perde " .

Sempre caro mi fu quest'ermo colle
E questa siepe,che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando,interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo ;...............
E il naufragar m'è dolce in questo mare.

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